Concorso di Arti Visive - Premio Sinestesie

Un dialogo tra le arti visive contemporanee.
Il Premio Sinestesie nasce per valorizzare le espressioni artistiche emergenti, favorendo l’incontro tra linguaggi, tecniche e prospettive. Pittura, grafica, fotografia, video, scultura e installazioni: ogni opera è un’occasione per raccontare il presente e immaginare il futuro.

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Premio Sinestesie Del senso sospeso_

Edizione III

A seguito dell’evento sismico disastroso per L’Aquila ed il suo territorio, il terremoto si impone come tema da esplorare, non solo per richiamare alla memoria la catastrofe in modo che l’oblio non ne veli definitivamente il ricordo, ma anche perché il terremoto come fenomeno naturale interessa e coinvolge più che mai simultaneamente i cinque sensi. La natura del territorio sul quale viviamo fa sì che quasi ogni regione d’Italia sia stata interessata più o meno direttamente da eventi sismici: per questo la nuova edizione del Premio vuole spronare tutti gli artisti che hanno vissuto il terremoto in prima persona, così come tutti coloro che lo hanno sperimentato di riflesso attraverso immagini e racconti giunti all’immaginario collettivo, ad indagare il terremoto come fenomeno non solo di natura geofisica ma anche plurisensoriale. All’arte si vuole affidare il compito di universalizzare l’esperienza che si è fatta di esso e di testimoniarlo attraverso l’espressività individuale.

Carlo Mangolini

Curatore del Premio Sinestesie

L’immagine realizzata per questa edizione del Premio Sinestesie è stata progettata con l’idea di rendere visivamente l’esatto momento della scossa. Ma come si può ingabbiare una cosa tanto grande e “selvaggia” all’interno di una descrizione, che sia fatta di parole o di immagini? Eliminate tentazioni pseudo-realistiche e rifuggendo da facili patetismi, si è compiuta la scelta di lavorare su elementi più nascosti, cercando di cogliere il substrato profondo del fenomeno: una sospensione dei sensi (obnubilati da un accadimento tanto più grande di noi) e una sospensione del Senso, sia relativamente alla vita dei singoli individui che a quella della città, individuo collettivo.
Da queste premesse, è venuto immediato il riferimento al Surrealismo e, in particolare all’opera di René Magritte. Si è scelto di reinterpretare il quadro Le Château des Prénées ambientando il soggetto nelle montagne aquilane e sostituendo il castello con l’edificio più importante e conosciuto della città dell’Aquila: la chiesa di Santa Maria di Collemaggio, duramente ferita dal terremoto del 6 aprile.
Il titolo, che viene ad ibridarsi con l’immagine in una sorta di processo metamorfico, è riferito alla sospensione delle vite e delle identità di ognuno nel momento culminante dell’evento sismico, tra un prima noto, di cui ognuno aveva esperienza, e un dopo ignoto che si sarebbe poi mostrato in tutta la sua drammatica precarietà.

Alfonso Marzano

Grafico

Sinestesie: il senso sospeso

Intro

Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna.
La terra lagrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
e caddi come l’uomo cui sonno piglia.
(Dante Alighieri, Divina Commedia,
Inferno, Canto lii, vv. 130-136)

 

Il sisma che il 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila e il territorio circostante ha profondamente sconvolto la città non solo da un punto di vista urbanistico, ma in special modo sociale e aggregativo. Dopo aver affrontato le fasi strettamente legate all’emergenza e superato il momento di smarrimento, in tutte le associazioni culturali della città è sorta l’immediata necessità di non arrendersi allo sfacelo generale, lottando per la rinascita di un luogo che non può essere destinato a scomparire.

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Tra queste, anche l’Associazione Fuoriscala, che, raccogliendo una sfida tanto complessa, ha deciso, seppure tra mille difficoltà, di dare vita ad una nuova edizione del Premio Sinestesie. In essa, la terza, il terremoto si è imposto da subito come tema da esplorare, non solo per eternare nella memoria la catastrofe, in modo che l’oblio non ne veli definitivamente il ricordo, ma anche perché il sisma, come fenomeno naturale, ha interessato più che mai simultaneamente i cinque sensi: l’udito, coinvolto dal suono del terremoto, sorta di boato o ruggito di una Madre Terra ribellatasi con tutta la sua onnipotenza, ma coinvolto anche dal rumore dei crolli e dalle grida delle persone; la vista, polarizzata dalle macerie e dai numerosi feriti; l’olfatto, punto dall’odore acre della polvere dei crolli e da quello ancor più penetrante del gas diffuso in ogni dove; il tatto, scoperto improvvisamente al buio come unica risorsa per tentare di orientarsi e capire quanto fosse avvenuto; infine il gusto, il gusto secco della polvere ad irritare la gola o quello, infine meraviglioso, del cibo giunto dai soccorsi a ristorare dopo infinite ore di angoscia e di annichilimento.

 

La natura del territorio sul quale viviamo fa sì che quasi ogni regione d’Italia sia stata interessata più o meno direttamente da eventi sismici: per questo la nuova edizione del Premio ha voluto spronare tutti gli artisti che hanno vissuto il terremoto in prima persona, così come tutti coloro che lo hanno sperimentato di riflesso, attraverso immagini e racconti giunti all’immaginario collettivo, ad indagarlo come fenomeno non solo di natura geofisica ma anche plurisensoriale. All’Arte si è voluto affidare il compito di universalizzare l’esperienza che si è fatta di esso, innalzandola al livello superiore non solo del Bello, ma ancor più del Sublime, nell’accezione che quest’ultimo concetto assunse già nell’Estetica settecentesca, ad esempio nel pensiero del filosofo britannico Edmund Burke.
L’invito a partecipare a questa “speciale” edizione è stato raccolto in modo appassionato da giovani artisti e da Maestri ormai storicizzati: 123 le opere pervenute, 51 quelle selezionate ed esposte in mostra. Ogni artista, con il proprio mezzo espressivo, ha indagato il fenomeno del terremoto, ponendo in rilievo al contempo gli aspetti emotivi, di implicazione sociale, di impatto urbanistico, di elaborazione o rielaborazione psicologica, di dolore puro espresso in tutta la sua drammaticità.

 

La sinestesia emerge nel diverso coinvolgimento che di opera in opera i sensi mostrano: la vista è interessata come organo di percezione primario, poi il tatto, che diviene il senso dominante in opere prettamente materiche, dove le macerie sono evocate dal colore steso a corpo, o da impasti sintetici elaborati appositamente ed aggregati a formare ammassi di volume, simulando pietre o mattoni, unici sopravvissuti nel crollo degli edifici. L’udito è stimolato dai suoni cupi e terrifici legati al sisma che emergono in tutta la loro potenza timbrica dalle immagini notturne di distruzione e dai volti distorti in smorfie marcate, oppure è catturato dalle sonorità di timbri bassi e profondi, o ancora dalle parole di quanti il terremoto lo hanno vissuto sulla propria pelle e lo ricordano in modo vivido anche a molti anni di distanza. Il gusto, coinvolto in modo minore, emerge solo talvolta nell’evocazione dei profumi e dei colori della natura integra non toccata dalla tragedia; l’olfatto, infine, è richiamato in assenza, per lo più dal senso di soffocamento provocato dall’ammassarsi delle macerie.

Per estendere l’effetto sinestetico anche al foglio stampato, si è scelto di pubblicare un catalogo di immagini “muto”, in cui i particolari delle opere, estesi per lo più a tutta pagina, si susseguono senza soluzione di continuità. Il mistero unico di tali immagini merita di essere osservato con ogni naturalezza: sarà esso stesso a parlare e a descrivere, alla sensibilità e all’esperienza di ognuno, il fenomeno del terremoto. Una breve lettura esplicativa delle opere, al fine di evidenziare la genesi di ognuna nelle intenzioni manifestate da ciascun artista, è invece affidata alle pagine che seguono, che hanno come unico scopo quello di provocare piccole suggestioni di “senso”.

Cristina Aglietti

Storica dell’Arte

OPERA VINCITRICE SEZIONE PITTURA:
Fiorella Bologna – Mammaa!

Tecnica mista su tavola, cm 100x100x5

Il quadro di Fiorella Bologna sembra la trasposizione pittorica di un disegno infantile che, giocando sulla semplicità del tratto e sulla forza espressionista del colore, sprigiona con evidenza tutta la drammaticità del soggetto raffigurato. L’interno della stanza di un bambino mostra gli oggetti della quotidianità e della fanciullezza sbalzati via dalla furia distruttrice dell’evento sismico. La paura che coinvolge tutti i sensi diviene la protagonista unica dell’opera, materializzandosi nel volto e nell’urlo disperato del bambino che, letteralmente “sbiancato” rispetto al colore che anima gli oggetti intorno a lui, e ridotto ad una sagoma sottile delineata in nero, si rannicchia impaurito dentro un mobile dalle ante spalancate. La personificazione del terremoto assume le sembianze di un lupo rosso che irrompe dalla finestra: l’incubo terrifico del piccolo potrebbe essere interrotto solo dall’arrivo della mamma, da lui invocata a gran voce.

 

 

OPERA VINCITRICE SEZIONE SCULTURA / INSTALLAZIONE:
Noemi Caserta – Dino nel ferro

Piombo, cera e ferro – cm 28x58x20

Ricavata da un calco umano e poi lavorata in positivo, la scultura di Noemi Caserta è un busto maschile, dal capo chino, incompleto, dolorosamente avvolto in un groviglio di fili di ferro. È l’emblema del sacrificio umano tributato alla tragedia della città dell’Aquila, così come a tutte le catastrofi che quotidianamente colpiscono aree diverse del modo, portando via milioni di vite umane. Dino è immobile, smarrito, non sa agire perché è impossibilitato a farlo. Privo degli organi di senso, non può più esercitare alcun controllo su ciò che lo circonda. Eppure l’unica parte del volto che si mostra ancora riconoscibile è proprio il suo naso: piegato e disfatto dagli eventi, forse proprio attraverso quell’unico organo egli può tornare a vivere, inspirando fortemente il soffio vitale che la Natura può ancora concedergli.

 

 

OPERA VINCITRICE SEZIONE FOTOGRAFIA:
Stefano Marzoli – Il cielo sopra Luky Luciano

Fotocomposizione, stampa lambda su forex – cm 75×100

L’opera di Marzoli, suggestivo reportage fotografico in bianco e nero, narra la storia di un uomo posto di fronte al dramma che l’evento sismico ha generato in lui: il dolore per la perdita dei suoi beni, la dura vita nella tenda, le emozioni contrastanti che talvolta si tramutano in disegni, apposti sulle pareti della tenda stessa, talvolta in parole, come nella straordinaria presa di coscienza che si concretizza nella scritta, 06-04-2009, h. 3,32 (Siamo vivi. Siamo qui), o nell’altra, accorata, richiesta di Aiutoo!!!! Realizzati per lo più dalle sue mani, alle volte i disegni sono invece doni lasciati da amici in visita alla sua “casa” provvisoria, come nel caso del piccolo quadro raffigurante il volto di un giovane uomo, regalatogli da un ragazzo che come lui ha vissuto la tragedia del sisma. “Per quasi otto mesi, 243 giorni ho vissuto in una tenda, scegliendo di sopportare le difficoltà di questa condizione pur di continuare a sperare che tutto vada per il meglio. Qui. Da nessun’altra parte se non qui”.

 

 

OPERA VINCITRICE SEZIONE VIDEO:
Federica Ubertone – The head

Colore e bn, 1’ 08”

Il video della Ubertone è un’animazione in stop motion incentrata sullo stravolgimento sensoriale provocato da un evento drammatico come il terremoto. Durante il sonno, un uomo viene risvegliato bruscamente da una scossa sismica. La sua casa, rassicurante e protettiva, in balia delle onde sussultorie e oscillatorie si trasforma in una trappola terrifica che accentua lo stupore confuso dell’uomo e il suo senso di impotenza di fronte alla furia devastatrice della Natura. Mentre tutto crolla e si distrugge, le porte della percezione sensoriale dell’uomo si chiudono una ad una, spingendolo in un universo parallelo, in una dimensione sconosciuta, sorta di stato allucinatorio. In quel frangente si perde il significato precipuo delle cose e le categorie di spazio e di tempo si ridefiniscono. Finalmente un intervento esterno giunge a ristabilire l’ordine: i sensi vengono liberati e l’uomo, salvo, torna alla normalità, avendo raggiunto
una rinnovata consapevolezza di vita.

 

 

OPERA VINCITRICE SEZIONE ACQUISTO:
Franco Bastianelli di Laurana – L’Aquila

Rame sbalzato e ritagliato, mattoni – cm 200x100x20

Convinto assertore della funzione dell’Arte come denuncia dei problemi sociali, Franco Bastianelli di Laurana, nei suoi lavori, mostra appieno l’interesse rivolto da sempre ai grandi temi della storia e della contemporaneità. La sua riflessione sulla catastrofe aquilana si concretizza nella realizzazione di una scultura ad altorilievo, che si configura come narrazione tragica dei terribili momenti del sisma, fissando eternamente nell’Arte soprattutto l’azione salvifica dei soccorsi. L’uso di materiali quali il rame e i mattoni riconduce alla veridicità del vissuto, animando due figure schiacciate dal peso delle macerie: l’una, abbandonata a se stessa, e l’altra, colta nel tentativo estremo e doloroso di liberare la prima. La smorfia di sofferenza che appare sul volto del soccorritore rende appieno l’idea della fatica e al contempo della ostinazione, sprezzante di ogni pericolo. Osservando l’opera una vertigine percettiva consente di cogliere l’odore acre della polvere, di percepire il senso di soffocamento generato dalla pressione dei blocchi di pietra: il terrifico ammasso, tuttavia, non riesce ad ottundere ogni cosa e da spiragli di vuoto, di spazio risparmiato, emerge con forza tutta l’umana solidarietà.

 

 

Video Edizione III

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