Un dialogo tra le arti visive contemporanee.
Il Premio Sinestesie nasce per valorizzare le espressioni artistiche emergenti, favorendo l’incontro tra linguaggi, tecniche e prospettive. Pittura, grafica, fotografia, video, scultura e installazioni: ogni opera è un’occasione per raccontare il presente e immaginare il futuro.
Il suono è un fenomeno sensibile, una vibrazione periodica regolare dell’ambiente, percepita soltanto dal sistema uditivo e dell’equilibrio. La sua rappresentazione visiva si lega direttamente al trasferimento sensoriale in atto nell’artista ed alla sua personale esperienza: dall’udito alla raffigurazione passando attraverso l’interpretazione personale. Venti artisti sono stati invitati a realizzare un’opera originale al fine di confrontarsi tra loro con tecniche e poetiche differenti che possano dunque reinterpretare il suono in una chiave nuova e diversa da quella che solitamente ha.
Gli spazi espositivi sono al buio, modellati attraverso un percorso di leggere e trasparenti membrane e rischiarati dai piccoli totem di presentazione delle opere. L’illuminazione di quest’ultime è affidata alla torce a disposizione di ogni singolo visitatore che liberato dallo status di passivo ricettore, immerso in un contatto multi percettivo con l’opera, diventa parte integrante dell’allestimento, fruitore e, insieme, rigeneratore dell’opera stessa.
L’eterogeneità delle opere in mostra, realizzate secondo modalità individuali corrispondenti a ciascun ambito di ricerca, è espressione collettiva di una tematica che ha incontrato il gusto e la sensibilità degli artisti. In un momento culturale in cui la stimolazione audiovisiva sembra sovrintendere ad ogni esperienza conoscitiva, la loro risposta artistica sarebbe potuta essere disillusa, ribellistica o segnata da impeto distruttivo, invece ha mostrato come il tema sia stato uno spunto per riconsiderare l’uomo nella sua esigenza di armonia interiore, dunque di equilibrio.
In alcune opere, il suono è evocato mediante immagini “poetiche”, riflessioni sull’essenza della vita che fluisce e muta attraverso il tempo. In altre, è legato al vissuto personale, magico pozzo della memoria, luogo di un passato eternamente vitale. In altre ancora, è reso visivamente come rumore, rumore della fagocitante metropoli moderna, che strania la percezione e la volontà. In tutte, a prescindere dal mezzo espressivo utilizzato, l’esperienza sinestetica scaturisce dal carattere soggettivo: la presenza del suono, infatti, dall’armonia al rumore, non è mai semplicemente acustica ma, legata prima di tutto alla vista, diviene puramente psichica. Secondo Kandinsky, i colori e le forme liberano un loro “suono interno” che viene udito dal di dentro. L’essenza introspettiva delle opere esposte potrebbe anche essere considerata un limite: per superarlo, secondo recenti teorie, l’artista dovrebbe servirsi di dispositivi che trasformino elettronicamente uno stimolo appartenente ad un ambito sensoriale in quello di un altro, o che stimolino più sensi contemporaneamente e con rigorosa precisione. In SINESTESIE, invece, la maggior parte degli artisti, pur sperimentando, fa uso “moderato” della tecnologia, per mirare piuttosto all’elaborazione di una poetica artistica che conduca ad una maggiore consapevolezza di sé, attraverso l’attivazione “interna” di un interscambio fra i sensi.
È evidente l’intento comune di affidare a ciascuna opera la propria dimensione interiore e irrazionale, in un percorso creativo alla riscoperta del naturale equilibrio tra l’armonia dello spirito, i colori e il mondo dei sensi. La finalità è di mutare, come sempre, l’assetto percettivo del reale, agendo sull’animo dello spettatore e sulla sua capacità emotiva di cogliere la propria istintiva sonorità.